Mercoledì 9 gennaio 2019, sono stati presentati al pubblico, presso l’Aula Magna della Facoltà d’Ingegneria e Architettura dell’Università di Bologna, i concept design iniziali, di futuri prodotti industriali o servizi, nati dal virtuoso dialogo tra imprese non profit, servizi alla persona e imprese profit.
Una collaborazione durata sei mesi, tra la cooperativa sociale Società Dolce, i docenti e gli studenti del corso di laurea triennale in Design del Prodotto industriale e diverse aziende, quali Advenias, SoftwareUno, Caimi Brevetti, Zumtobel, Ludovico, Cefla-Luciferos, Bulbo Light, Ever-Life Thermomat.
Iniziata in aula e proseguita nei nidi, nelle residenze per anziani e disabili, o al domicilio dei pazienti, per intercettare bisogni e percezioni sensoriali di utenti e operatori e progettare prodotti capace di migliorare la qualità della vita di chi usufruisce del servizio, o vi lavora.
Per i 38 studenti, non è stato solo un percorso di programmazione e progettazione, ma un’esperienza all’interno dell’azienda: “Noi siamo stati il loro laboratorio, – spiega Pietro Ravagli, responsabile risorse umane e Information Technology di Società Dolce, nonché promotore dell’iniziativa – ma abbiamo imparato tanto, soprattutto nel metodo, da chi è abituato ad analizzare processi, numeri, misurazione del prodotto finito.”
Dal confronto tra gli studenti e i laboratori tematici attivi in Società Dolce, dall’infanzia, agli anziani, alla salute, alla disabilità, sono state progettate, ad esempio, luci particolari, per un’illuminazione non disturbante, o usate per guidare le persone con demenza alla loro camera, oggetti facilitatori e di uso comune, ma anche innovazioni ai processi che regolano le prestazioni, utilizzando l’intelligenza artificiale.
Ecco, allora, feedback di rinforzo e dialogo per l’infermiere che somministra il farmaco, riducendo il rischio di errore e l’ansia da attenzione. O il segnale luminoso e il jingle di Società Dolce, per annunciare all’anziano solo a casa, che l’operatore sta arrivando col pasto caldo e inviare con un semplice comando vocale, la rassicurante conferma dell’avvenuta prestazione sullo smartphone del familiare. O, ancora, il cactus che assorbe i rumori.
“Questo corso organizzato da Unibo e Società Dolce, ci permette di avere dei designer specializzati che si sono misurati con esperienze pratiche, svolte all’interno delle strutture dedicate ad ambiti specifici e fragili: infanzia, anziani, disabilità, salute. Costituisce un punto di eccellenza per lo sviluppo futuro di servizi e prodotti e per il miglioramento della qualità del nostro welfare” – dice l’assessore regionale alle Attività Produttive Palma Costi.
“La formazione del designer – spiega Flaviano Celaschi, docente coordinatore del corso di laurea in Design del Prodotto industriale dell’Università di Bologna – è come quella del medico: non puoi formarlo, senza farlo lavorare con le realtà produttive, così come non puoi formare un medico senza farlo lavorare in ospedale.”
Per gli studenti freschi di aula, calarsi nei servizi e ascoltare la sofferenza delle persone, capirla e progettare soluzioni, non è stato semplice, come racconta ancora Celaschi: “Gli ambienti in cui opera Società Dolce, noi li definiamo ‘estremi’, perché ci sono soggetti fragili, bambini, gente con problemi importanti. Non si può improvvisare, tutto deve funzionare, essere previsto, programmato, analizzato nei minimi particolari, per non lavorare nell’emergenza.”
Pietro Segata, presidente di Società Dolce, ha chiara la relazione tra ambito scientifico e umanistico: “L’operatore – dice – è il nostro punto di forza e se lavora in condizioni di stress psicofisico non può dare un buon servizio all’utente. Il lavoratore deve essere inserito in un contesto che funzioni, con determinate caratteristiche e spazi, un’adeguata illuminazione acustica, fattibilità, ritmi, tutti temi che hanno a che fare coi cinque sensi, su cui il progetto ha lavorato e che, migliorando la percezione di tutti, promette qualità più alta e maggiore soddisfazione”.